Due piedi sinistriper Autumn

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    Shedar
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    La nostra celebre biondina frequentava il quarto anno nella casata dei Tassorosso.
    Eran dunque quattro anni che vagava senza meta per i corridoi di Hogwarts. Li aveva percorsi tutti, statisticamente.
    Ma purtroppo...
    Eran quattro anni che Nova non aveva la più pallida idea di dove stesse andando.
    Il che era una cosa preoccupante, lo era davvero! Mai una volta che prendesse la strada corretta. Nossignore! Per andare al settimo piano passava per i sotterranei e ricominciava dalla base delle scale magiche. Perché? E chi poteva mai saperlo! I suoi pensieri erano talmente lontani dalla realtà che badavano poco a dove la portavano i piedi. Solo una strada conosceva benissimo: quella dalla sua Sala Comune all'Osservatorio astronomico. Lì ci andava spesso, e ne era stranamente cosciente. Solo in quel luogo le sue fantasie potevano diventare realtà; solo collegando distrattamente i tanti punti del firmamento, fino a formare la figura più bizzarra. E la figura poteva essere veramente di tutto! Una volta, Nova giurò di aver visto in cielo una grandissima orchidea, con tutti i petali ben delineati e definiti.
    Diceva di averne visto anche i colori... Ma sapete già che dovete essere clementi con la sua mente che proprio la realtà dalla fantasia non riesce a distinguerla!
    Questa volta, però, non stava andando all'Osservatorio, bensì a lezione di Difesa contro le Arti Oscure. Tuttavia, per la premessa appena fatta non posso riferirvi il motivo per cui si trovava al sesto piano. Prendetelo per buono e credeteci, fate il favore ad una povera narratrice!
    Era al sesto piano per andare a lezione di Difesa, e teneva lo sguardo puntato sui suoi piedi. Poneva singolare attenzione a fare un passo dopo l'altro, giacché non era mai brillata di grazia nei movimenti, quando pensava ad altro (cioè molto spesso). Il suo cervello era ormai abituato a controllare il flusso di pensieri scomposti che pervadeva la sua mente, ma si riservava un piccolo spazio per dare le direttive basilari quantomeno agli arti inferiori, per permettere il movimento. Di più non riusciva a fare. Di questo ce ne rammaricheremo a momenti, quando l'avremmo vista cadere in terra, dopo aver fatto una storta su una mattonella lievemente rialzata rispetto alle altre. Un tonfo che riecheggiò nel corridoio quasi vuoto, e provocò senza dubbio qualche risata ed un gemito di dolore da parte della Tassorosso stessa, che tuttavia come prima pensata ebbe quella di guardarsi intorno, per vedere se qualcuno l'aveva vista. Notò alcune persone presenti che la stavano fissando, e si morse la lingua per evitare di peggiorare le cose con una parola poco carina.
    Subito cercò di rialzarsi, e se la cavò senza troppi problemi, a parte un dolore singolare alle ginocchia, che confidò fosse di breve durata.
    Era ancora in tempo per la lezione?
    Lezione? Quale lezione? oh, giusto! Difesa contro le Arti Oscure! Una ragione in più per dileguarsi il prima possibile da quel posto!
     
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    La giornata procedeva come di consueto. La prefetta grifondoro aveva cominciato a darsi delle specie di tabelle orarie per ogni giorno, per non rischiare di perdere nemmeno un momento, ma soprattutto per non rischiare di rimanere da sola a pensare. D'altronde Autumn era una pensatrice, ma una pensatrice totalmente esagerata. Ogni piccolo dettaglio o parola insignificante per lei poteva significare un mondo intero, ed in effetti, lei di mondi ne aveva creati tanti, sulla base di semplici sguardi o parole. Inutile dire che questi mondi erano in primo luogo totalmente falsi, poi le creavano aspettative che si sarebbero sgretolate in un attimo. La grifondoro aveva tante aspettative e tanti desideri, era ingenua e talvolta influenzabile, ma manteneva la sua maschera di perfezione davanti a tutti gli altri: anche se il suo intero mondo fosse completamente distrutto, all'esterno nessuno lo avrebbe potuto notare. Per questo, per mantenere il suo essere intaccabile, aveva deciso di tenere la testa occupata su ciò che non riguardasse la sua più che deludente vita sentimentale e familiare. Il primo pensiero che doveva tenere lontano era il pensiero di Frederick, il moro serpeverde dagli occhi azzurri ghiaccio che esattamente un mese e 23 giorni prima le aveva comunicato di essere riuscito a riprendere una relazione con Corinne, la bionda corvonero che sembrava essere sempre un passo più avanti di Autumn, anche senza sforzarsi. Il problema era proprio questo: se Frederick avesse cominciato a sentire un'altra ragazza, una qualunque, Autumn ci sarebbe stata male, sì, ma non in quel modo. Non sarebbe stata trafitta dal pensiero che Corinne fosse meglio di lei, in qualunque cosa, in qualunque azione, in qualunque reazione, qualunque espressione o parola. Come ci riusciva? Perché, soprattutto, la natura era stata così gentile con lei? Perché conferirle tutto quel potere, a discapito di tutte le altre ragazze che, anche sforzandosi con tutta la volontà possibile, non l'avrebbero mai eguagliata? Autumn non capiva, né probabilmente avrebbe mai capito il motivo di tutto questo. Forse era anche perché un motivo non c'era. "Perché ho sempre un pezzo mancante, Autumn?" Le aveva chiesto la bionda corvonero, qualche mese prima. Autumn le aveva risposto che tutti avevano i propri pezzi mancanti, solo che qualcuno li sapeva nascondere meglio. Anche in questo, Corinne probabilmente era più brava di lei, non si sapeva se per fortuna o capacità guadagnata. Lo sguardo di Autumn vagava per il corridoio del sesto piano, di ritorno dalla lezione di Difesa Contro le Arti Oscure che aveva appena seguito. Tutti, o almeno quasi, erano a conoscenza della quasi innata incapacità di Autumn nell'utilizzo degli incantesimi, e per questo la grifondoro, ma non solo, era stata particolarmente stupita dal risultato dei propri G.U.F.O. di Difesa. Aveva preso E. Incredibile, no? A tutti sembrava quasi impossibile, ma lei in realtà sapeva il perché, nonostante avesse tentato di negarlo a se stessa. Non ci voleva credere che la sua concentrazione fosse stata determinata dall'euforia. Dall'euforia di un bacio rubato, che lui, Frederick, le aveva dato solo probabilmente per calmare il suo nervosismo da G.U.F.O. Era così facilmente influenzabile? Quasi non lo sopportava, Frederick, non sopportava tutto quel potere che aveva su di lei. O almeno, non lo sopportava ora, perché non lo aveva di fianco da più di un mese e mezzo. Ritornò con la mente a quel momento, in quel bagno squallido della gelateria dove era ricaduta di nuovo in quel circolo vizioso, ma no, non poteva pensarci ancora. Doveva smetterla di torturarsi con quelle immagini, con quei ricordi. In fondo il passato era, per definizione, ciò che non era più. Non era più e non sarebbe mai potuto tornare ad essere. Poteva apparire come piacevole, doloroso, o felice, ma non sarebbe più tornato, avrebbe dovuto farsene una ragione, per una volta. Almeno una, non pretendeva altro, solo mettere fine a quell'inutile ammasso di ricordi. Il filo dei suoi pensieri fu interrotto da un tonfo piuttosto violento, la cui fonte sembrava essere proprio davanti a sé. Era una ragazza, bionda, caduta a terra. Lo sguardo di Autumn si spostò sul pavimento, notando in un attimo il punto in cui era caduta la ragazza - Tassorosso, a seconda dello stemma sul mantello -. C'era una mattonella che sembrava essere leggermente rialzata rispetto alle altre, e probabilmente era per quello che era caduta. Quello era un classico ragionamento della grifondoro: osservava, e poi supponeva. Chiaramente il tipo di ragionamento funzionava per ogni singolo evento, che fosse uno meno importante come la caduta della Tassorosso, o uno più significativo, a cui Autumn non voleva più pensare. Automaticamente in Autumn si azionò un meccanismo. Le labbra da socchiuse si allargarono in un sorriso, lo sguardo da vuoto e spento si riaccese, e si indirizzò verso la Tassorosso caduta a terra, la compostezza dettata dall'educazione rigida divenne più evidente. Era la prefetta di Grifondoro, dopotutto, e il sorriso e la gentilezza erano il suo pane quotidiano. Che fosse sincero o meno. Allungò la mano, non troppo, verso la ragazza: se l'avesse avvicinata troppo la tassorosso l'avrebbe considerata un'invadenza, e la grifondoro era ben lungi dal voler essere invadente. "Ti serve una mano?" Le chiese, quasi sussurrando per non farsi sentire dalla gente intorno che sembrava fissarle. Se ne sarebbero andati via in un attimo, conoscendo la massa di studenti di Hogwarts: dopotutto un prefetto che aiutava uno studente non era nulla di particolare.
     
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